Donne musulmane a Brescia per Hina
dal sito del Corriere della Sera Circa 200 in piazza per solidarietà alla ragazza pakistana uccisa Donne musulmane a Brescia per Hina I quattro imputati hanno chiesto il rito abbreviato: processo rinviato al 24 ottobre. L'Acmid non potrà essere parte civile |
BRESCIA - Erano oltre duecento le donne italiane e non appartenenti a comunità musulmane giunte a Brescia per l’apertura del processo sull’omicidio di Hina Saleem, la 22enne pakistana uccisa dal padre a Sarezzo, nel Bersciano, per aver lasciato i costumi islamici e accolto quelli occidentali. Tra i manifestanti anche la deputata di Alleanza nazionale Daniela Santanché, la moglie di Giuliano Ferrara, Anselma Dall’Olio e l’Imam di Torino Adellah Mechnoune. Nessuna bandiera in mano ai manifestanti, ma solo uno striscione con la scritta «Io sono Hina».
PROCESSO RINVIATO AL 24 OTTOBRE - Hanno chiesto di essere giudicati tutti e quattro con il rito abbreviato, che consente lo sconto di un terzo della pena, il padre e altri tre parenti di Hina Saleem, la ragazza pachistana uccisa l'11 agosto dell'anno scorso a Sarezzo, in Val Trompia, nel bresciano. Il giudice Silvia Milesi ha pertanto rinviato il processo al 24 ottobre prossimo per la discussione nel merito.
NO A ACMID PARTE CIVILE - «In Marocco le ragazze portano pantaloni e minigonna. In Italia, all’interno di alcune comunità, siamo indietro di 10 anni», ha detto Souad Sbai, presidente di Acmid-Donna, l’associazione di donne marocchine in Italia che sta cercando di costituirsi parte civile nel processo iniziato alle 9. Il giudice per l'udienza preliminare, Silvia Milesi, ha però respinto la richiesta sollevando le grida di protesta delle molte persone assiepate all'esterno del palazzo di giustizia. Daniela Santanché ha parlato di «pagina orrenda della giustizia» e di «pessimo esempio per le future generazioni». «Qui non ha vinto Hina - ha commentato amaramente la parlamentare - , ma chi l'ha sgozzata e, in aula, ha mostrato un atteggiamento di orgogliosa rivendicazione di quel terribile gesto». Il pm Paolo Guidi si era invece detto favorevole alla costituzione di parte civile di Giuseppe Tempini, fidanzato di Hina Saleem, la ragazza pachistana uccisa nel bresciano l'anno scorso, e della Acmir, l'associazione donne musulmane presente all'udienza preliminare
NO A ACMID PARTE CIVILE - «In Marocco le ragazze portano pantaloni e minigonna. In Italia, all’interno di alcune comunità, siamo indietro di 10 anni», ha detto Souad Sbai, presidente di Acmid-Donna, l’associazione di donne marocchine in Italia che sta cercando di costituirsi parte civile nel processo iniziato alle 9. Il giudice per l'udienza preliminare, Silvia Milesi, ha però respinto la richiesta sollevando le grida di protesta delle molte persone assiepate all'esterno del palazzo di giustizia. Daniela Santanché ha parlato di «pagina orrenda della giustizia» e di «pessimo esempio per le future generazioni». «Qui non ha vinto Hina - ha commentato amaramente la parlamentare - , ma chi l'ha sgozzata e, in aula, ha mostrato un atteggiamento di orgogliosa rivendicazione di quel terribile gesto». Il pm Paolo Guidi si era invece detto favorevole alla costituzione di parte civile di Giuseppe Tempini, fidanzato di Hina Saleem, la ragazza pachistana uccisa nel bresciano l'anno scorso, e della Acmir, l'associazione donne musulmane presente all'udienza preliminare
DIRITTI E PAURE - Molte tonne originarie di Paesi islamici hanno voluto essere prestenti per manifestare contro la prevaricazione che alcune comunità musulmane compiono nei confronti delle donne. «Le donne musulmune in Italia i diritti li hanno, ma non sanno come farli valere perché sottomesse dai maschilisti - aggiunge Fatima Najat, 18enne in piazza con la madre marocchina alla quale il padre egiziano ha sottratto e portato in Egitto due figli -. E’ difficile perché c’è sempre la paura che porta a non fare tante cose».
L'IMAM: «VITTIMA DELL'IGNORANZA» - L'Imam Abdellah Mechnoune, venuto da Torino per assistere all'udienza preliminare, ci tiene a sottolineare che Hina è morta per colpa di fanatici integralisti. L'Islam, dunque, non c'entra nulla. L'Imam replica così anche a un gruppetto di leghisti, capeggiati dal consigliere regionale Ennio Moretti che avevano esposto fuori dal tribunale uno striscione con la scritta: «Hina vittima dell'Islam». «Hina è solo vittima dell'ignoranza di suo padre - ha replicato l'Imam - una persona chiusa caricata da altri, che ha subito gli insegnamenti di fanatici integralisti». Per far sì che drammi come questo non si ripetano l'Imam che lavora a Torino ed è anche ambasciatore di Pace UPM Onu, partecipa a numerosi incontri con i musulmani nelle scuole e nelle moschee. «Andiamo a portare questo messaggio - ha concluso - ma devo ammettere che troviamo delle difficoltà perché non sono aperte per noi tutte le moschee».
28 giugno 2007
1 commento:
Vorremmo porre un quesito all'imam che taccia di ignoranza il padre di Hina.
Se tali persone sono assidui frequentatori della moschea a chi toccava il compito di educarlo?
Dai frutti si riconoscono gli alberi.
I nostri cari parroci (mi riferisco a quelli pre-concialiri) avevano anche come compito quello di educare le persone.
Infatti spesso chi frequentava la S. Messa e la parrocchia in generale era facilmente rioonoscibile dai modi.
Inoltre, ci piacerebbe conoscere il testo di tutte le prediche che tale imam ha condotto dopo la morte di Hina.
Quante volte ha stigmatizzato l'evento?
Quante volte ha ripetuto ai suoi fedeli che è una cosa sbagliata perseguitare e arrivare a uccidere una ragazza che vuole vivere all'occidentale e magari sposarsi con un cristiano?
Attendiamo una risposta, che sicuramente non verrà, perchè questo omicidio E' PURTROPPO POLITICAMENTE CORRETTO, rispettoso delle diversità culturali.
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