domenica 5 agosto 2007

Apocalisse e millenarismo

pubblicato su Effedieffe

Apocalisse e millenarismo

Daniele Arai
31/07/2007

La statua di San Pietro in Vaticano

Nei tempi dell'illuminismo abbagliante, che liquidò sommariamente la metafisica e il cui democratismo operò la rottura innaturale tra Stato e Chiesa, si ruppe anche il rapporto stretto tra fede, ragione, storia e interventi divini nel mondo umano.
Il rapporto che il pensiero religioso, non solo cattolico, dava per scontato, una volta rotto lasciò delle sfere vaganti.
Esse furono subito accampate da specialisti laici o clericali e al posto dei saggi di visione universale sono apparsi in un lampo governanti e scienziati dalla visione micrometrica.
I più riusciti di questi specialisti, quelli spinti su nella scalata della notorietà, devono anticipare in TV le loro iniziative e ricerche fondate sulla non esistenza di Dio e della Sua legge.
Tanto per fare un esempio abbiamo il virtuale Odifreddi (non è provato che esista) che dall'alto delle sue prove scientifiche dichiara l'inesistenza storica di Gesù Cristo, che non risulta da quasi nessun libro canonico della moderna «scienza storica».
A questo punto, i cattolici per contestare questa enorme scoperta dovrebbero anch'essi dedicarsi alla microstoria, lasciando da parte quella «leggenda» mal raccontata dell'Incarnazione del Verbo, la cui parola evangelica ha modellato la vita e la storia terrena e per la cui testimonianza innumerevole persone sono morte in ogni tempo e luogo.
Ma la scienza è la scienza e non si sfugge ai suoi eccelsi dogmi.
Così essi hanno inferto un duro colpo ai lettori del Talmud e ai vari dotti secolari detrattori di Gesù, che si sono sfiancati nell'ostinata negazione della resurrezione e divinità di Cristo; ma se non è mai esistito!
Naturalmente il nuovo scientismo avanza nell'onda dell'alienazione della realtà primordiale per cui l'essere umano non può conoscere da sé né la sua origine, né il suo stato terreno e neppure la sua ragion d'essere e perciò da sempre osserva i fatti che bucano il naturale per avere risposte nel soprannaturale.
Ma tali «sciocche contemplazioni» furono abolite, grazie a Dio, dall'agnosticismo, che ormai guida il mondo per l'infelicità dei popoli, poiché è impossibile ben guidare la vita di uomini ignorando la natura dell'uomo, fatto di corpo e di un'anima spirituale e immortale.
Qui, come cattolici di testa dura, piantata in un corpo animato da uno spirito ad immagine e somiglianza di Dio, torniamo alla puerilità e allo scandalo della fede nel Verbo divino, che spiega tutti nell'Uno che È.


Il problema umano di governare la vita dipende dalla conoscenza della natura umana, del suo stato presente, del suo fine: cosa li può spiegare?
Le scienze virtuali delle Hack o di Rita Levi, o degli Odifreddi di turno?
Le Sacre Scritture rivelando l'origine e il fine dell'essere umano rivelano, oltre al Decalogo per il comportamento personale, anche i princìpi di governo per la società umana.
Ciò è detto qui per chiarire un punto essenziale del cristianesimo: le forme di governo possono essere molte, ma i princìpi che li devono orientare sono unici, fondati sulla legge naturale e divina.
Anche la società umana, come l'individuo, è fatta da corpo e anima, da un ordine materiale soggetto ad un ordine spirituale; quest'ultimo, trascendendo i meri interessi materiali dell'uomo, è la guida essenziale per giungere al destino finale di uomini e società.
L'Antico Testamento contiene le parole rivolte dal Signore al profeta Samuele, cui il popolo chiedeva un re: «Loro non hanno rigettato te, ma Me, affinché Io non regnassi su di loro»! (Deuteronomio 7, 12, Re 8,12).
Non era giusto, dunque, volere un governo semplicemente umano quando si era già provveduto ad una forma superiore di governo.
Ma gli ebrei, allora, con il pensiero dei gentili, volevano un re, rigettando il paterno governo di Dio esercitato attraverso Samuele, vale a dire il governo del saggio!
Dice San Gregorio: «A questi uomini che non fanno conto dei diritti di Dio, si propongono i diritti degli uomini, ed a questi che hanno disprezzato i consigli di clemenza e di salute del loro Dio, si annunciano i duri pesi della servitù sotto gli uomini».
Il governo ideale in terra è dunque, per la religione divina, quello che distingue ma non disgiunge i due poteri, in modo tale che i princìpi spirituali regolino il potere temporale, e che tutto avvenga secondo il disegno della libertà umana voluta da Dio.
La Provvidenza divina ha per secoli provveduto il popolo eletto di un governo esercitato attraverso un Profeta, che La rappresentava, ma che fu respinto dal popolo che voleva un re conquistatore; fu un oltraggio al dono divino, che ebbe per conseguenza il degrado del potere, che poi avrebbe liquidato una lunga serie di profeti (Matteo 5, 11-12; Luca 11, 47-48) che denunciavano il falso
profetismo di pace (Matteo 23, 34-36); e un gran numero di passi evangelici simili.
Il passaggio biblico di Samuele è qui ricordato poiché applicabile al momento storico in cui le nazioni moderne hanno separato lo Stato dalla Chiesa, cancellando la legge divina.
Poteva la Chiesa non stigmatizzare tale «mostruosità» (San Pio X) e accettarla passivamente senza cadere in una grave contraddizione religiosa?
Nel Discorso «Vi ringrazio», ai membri dell'Unione Apostolica, San Pio X, il 18 novembre 1912, diceva: «Il Papa è il guardiano del dogma e della morale; è il depositario dei princìpi che formano onesta la famiglia, grandi le nazioni, sante le anime, è il consigliere dei principi e dei popoli, è il capo sotto dal quale nessuno si sente tiranneggiato, perché rappresenta Dio stesso; è il Padre per eccellenza che in sé riunisce tutto ciò che vi può essere di amorevole, di tenero, di divino».


Nei tempi moderni è svanito nelle menti, anche cattoliche, il legame naturale tra fede e Stato, implicito nella legge naturale e divina.
Oggi, è l'Occidente, ex cristiano, ad attribuire all'Islam l'errore antidemocratico di questo legame, che in verità deriva dalla legge naturale.
In occasione della presa dei domini papali alla fine del XIX secolo e della separazione tra Stato e Chiesa, tra politica e religione, questo principio religioso, sempre ribadito dai Papi, era in via di smarrimento nella stessa cristianità e oggi pare addirittura incomprensibile.
Chi lo ricorderà?
San Pio X: «Nostro dovere è difendere la verità e la legge di Cristo: donde il dovere di illustrare e definire la nozione delle verità più importanti, siano esse verità naturali o soprannaturali, pur troppo oscurate e dimenticate ai nostri giorni... Sappiamo benissimo che urteremo non pochi, dicendo che Ci occuperemo necessariamente di Politica. Ma ogni giusto estimatore delle cose vede che il Sommo Pontefice, investito da Dio del supremo Magistero, non può assolutamente separare le cose che appartengono alla fede ed ai costumi dalla politica». («Vi ringrazio»).
La Chiesa cattolica apostolica romana professa la religione del divino intervento nel mondo.
Perciò la Chiesa, a differenza di tutte le altre organizzazioni religiose del mondo, non rivendica solo la sua origine divina, ma anche il fatto di essere una società perfetta, un'istituzione d'ordine monarchico nel mondo umano, che si governa con leggi proprie, fondate sui princìpi che devono, in ogni società, guidare la vita umana verso il suo fine ultimo.
Dopo queste premesse sulla realtà cattolica, universale, si capisce che la rivoluzione mondiale ha sempre mirato più a quest'istituzione della fede che alle fortezze o bastiglie dei monarchi, più al pensiero religioso che ai sistemi politici e agli ordinamenti sociali o governativi.
La sua avanzata solo diviene definitiva occupando Roma, sede della fede cristiana.
Non si può capire la storia della rivoluzione europea limitandosi alla Francia, alla Russia o al Portogallo, ignorando il suo bersaglio più alto: Roma, dove fu stabilita la sede della Chiesa, istituzione divino - umana.
Quando, dunque, il cattolico parla di rivoluzioni in genere, deve avere in mente la rivoluzione nella sede delle chiavi profetizzata nelle Scritture Sacre e datata nel nostro tempo dal segreto della Madonna di Fatima.
Si capisce allora perché pure questo suo segreto rientra nella persecuzione.
Escatologia e governo sono quindi collegati in un giusto modo.


Infatti, poiché ogni governo deve avere uno scopo finale, e riguardo all'uomo è ben più importante la gestione del suo destino finale che quello del traffico o delle fogne, lo scopo del buon governo è legato al fine più alto, quello dell'anima.
Qui sorgono le confusioni storiche del millenarismo.
Si noti che l'escatologia, che è parte dell'ortodossia cattolica, esclude e condanna il disordine millenarista.
Ma esso è oggi ripreso da movimenti civili o religiosi che mirano alla rivoluzione terminale, quella che edifica un mondo utopico servendosi di ossessive letture apocalittiche.
Si noti il parallelo con le arcaiche letture vetero testamentarie, che vedevano segni e profezie secondo compulsive idee di dominio e privilegi alieni ai disegni rivelati da Dio.
Gesù Cristo è venuto a rompere drammaticamente tale illusione e ha istituito la Chiesa per interpretare fedelmente la visione apocalittica, onde neutralizzare i fermenti delle idee gnostiche, catare, protestanti... vettori millenaristi di gravi conflitti.
Infatti, gira e rigira, gli uomini si sentono eletti a impiantare il governo «perfetto» del mondo.
Dov'è oggi il potere che usa la chiave divina per frenare la decadenza della libertà umana di fronte al suo fine ultimo, di direzione opposta, per diametro, al «monismo» che riduce tutte al principio terreno?
Non sarà che pure la caduta di tale autorità dalla sfera celeste, teologica, al mondo «sociologico» (vedi Vaticano II), le loro aperture al mondialismo ecumenista e scristianizzato, fanno parte del profondo dramma apocalittico?
Non sorprende che ci sia un testo papale del passato recente che indica nel sacro testo come va inteso l'abuso terminale della «chiave» che apre alle devastanti allucinazioni dei tempi moderni.
Papa Gregorio XVI nell'Enciclica «Mirari vos» (15 agosto 1832) insegnò: «Tolto ogni freno che contenga nelle vie della verità gli uomini già volgentisi al precipizio per la natura inclinata al male, potremmo dire con verità essersi aperto il pozzo dell'abisso dal quale vide San Giovanni salire tal fumo che oscurato ne rimase il sole, uscendone locuste innumerabili a disertare la terra» (Apocalisse 9, 3). (1)
Qui si tratta della promozione di ogni libertà, che ha per oggetto culminante la libertà di decidere della religione vera: la libertà religiosa associata all'indifferentismo di fronte alla religione!


La chiave delle coscienze e le libertà moderne
Papa Pio VII, con la lettera apostolica «Post tam diuturnas» (29 aprile 1814), insegnava che la nuova Costituzione feriva la religione cattolica in Francia: «si permette la libertà di culto e di coscienza...; per ciò stesso si confonde la verità con l'errore, e si pone al pari delle sette eretiche, e anche della perfidia giudaica, la Sposa santa e immacolata di Cristo, la Chiesa, fuori della quale non vi è salvezza... Insomma: 'Sotto l'uguale protezione di tutti i culti, si nasconde la più pericolosa persecuzione, la più astuta che sia possibile immaginare contro la Chiesa di Gesù Cristo, e, purtroppo, la meglio attrezzata per lanciarvi la confusione e anche distruggerla, se fosse possibile, con il prevalere delle forze dell'inferno contro la Chiesa».
Pio IX nell'Enciclica «Quanta cura» (8 dicembre 1864), nella pienezza della sua autorità apostolica condanna la seguente proposizione: «La migliore condizione della società essere quella, in cui non si riconosce nello Stato il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della cattolica religione, se non in quanto ciò richiede la pubblica quiete». (2)
Leone XIII nell'Enciclica «Immortale Dei» (1 novembre 1885), condanna:«Il novo diritto per cui, fino a quando non venga danno all'ordine pubblico: seguendo tale principio sarà ancor logico abbandonare la religione alla coscienza degli individui; dare piena balia ad ognuno di seguire quella che più gli talenta, ed anche nessuna se così gli piace. Quindi libertà di coscienza, libertà di culto, libertà di pensiero, libertà di stampa». (3)
San Pio X condannò duramente (21 febbraio 1906) l'iniqua, mostruosa, contraria ai diritti dei popoli, legge di separazione della Chiesa dallo Stato. (4)
Pio XII ribadì i vincoli della libertà di coscienza per cui «all'errore non si possono riconoscere gli stessi diritti che alla verità», e la legittima potestà giudiziaria del Sant' Uffizio, tribunale per la tutela della fede. (5)
Gregorio XVI: «Da questa corrottissima sorgente dell'indifferentismo scaturisce quell'assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che debbasi ammettere e garantire per ciascuno la libertà di coscienza (in foro esterno)... a danno della Chiesa e dello Stato ma qual può darsi morte peggiore dell'anima che la libertà dell'errore? Tolto ogni freno... potremmo dire essersi aperto il pozzo dell'abisso dal quale vide San Giovanni salire tal fumo che oscurato ne rimase il sole, uscendone locuste innumerabili a disertare la terra» (Apocalisse 9, 3). (6)


A proposito dell'Enciclica «Mirari vos», ultimamente si è cercato di svilirne il contenuto, affermando che quest'Enciclica doveva considerarsi semplicemente come espressione del Magistero ordinario di un singolo Pontefice e gli enunciati non trovavano conferma in altri documenti pontifici.
E' fin troppo evidente che la «Mirari vos» è confermata dagli altri documenti pontifici qui riportati ed in particolar modo dalla «Quanta Cura» di Pio IX nella quale sono chiaramente espresse tutte le clausole proprie del documento infallibile.
Inoltre gli enunciati della «Mirari vos» appartengono alla tradizione della Chiesa; ciò è pienamente dimostrato dal fatto che, lo stesso Sant' Agostino, Padre della Chiesa, trattò già della falsa libertà.
Se il Magistero ecclesiastico incominciò a trattare nuovamente di questi problemi nel secolo XVIII è solo perché nel corso del Settecento furono messe in discussione, sotto l'influsso delle dottrine illuministiche propagandate dai sovrani degli Stati assolutistici, i diritti basilari della Chiesa cattolica, concernenti proprio l'impossibilità dello Stato cristiano di lasciare libertà
all'insegnamento dell'errore, come invece volevano i falsi principi dello iusnaturalismo. (7)
Quest'esegesi papale indica l'abissale pericolo a cui porta l'abuso della libertà, già denunciato dal Magistero della Chiesa.
Indica, inoltre, chi apre tale abisso; non certo i nemici, sempre esistiti ma mai vincenti sulla Chiesa. Allora chi toglie «ogni freno che contenga nelle vie della verità gli uomini» è niente meno che un capo religioso con la chiave.
Fantasia?


Basta leggere l'Apocalisse interpretata dall'Angelo e dai Padri.
Chi sarebbe la stella, l'angelo, il vescovo con la chiave?
Il pensiero cattolico è centrato sul rapporto verità-realtà, per cui la verità è la conformità della mente alla realtà; entrambe legate e dirette all' Essere divino.
Per cui c'è da dire brevemente due cose: la prima, che Dio vuole salvare la nostra anima creata a Sua immagine, nella volontà e nella saggezza, che ci rende cultori del vero.
La stoltezza non è via di salvezza; non è cattolica.
Poi, la conoscenza comporta una distanza tra soggetto e oggetto per cui quella conformità o unione nel rapporto verità-realtà ha doppia direzione: verso le cose superiori, e verso le cose inferiori.
Per le cose superiori, dell'Alto, l'amore e la fede sono le vie di unione al vero, di conoscenza (S.T., Ia.IIae., Q. 15).
Verso le cose inferiori, umane, la conoscenza ha libero transito e precede l'amore. (Q. 82, a.3)
La lettura dell'Apocalisse non può seguire altro spirito che quello dell'Apostolo San Giovanni, suo redattore: - amore estremo al pulsare del Sacro Cuore di Gesù; - vigilanza estrema di fronte ai nemici della fede.
Ricordando sempre che «Lo stupido è la cavalcatura del diavolo».
All'inizio del libro dell'Apocalisse ci sono le lettere agli angeli delle sette Chiese, che sono i loro vescovi.
Ciò é spiegato nel primo capitolo: «Questo è il senso recondito delle sette stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d'oro, eccolo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese». (20)
I Padri spiegano inoltre che il simbolo «stella» o «astro» riguarda la luce del cielo che guida dall'alto, ossia sempre i vescovi.
Ciò si conferma nel capitolo 8 delle quattro trombe, quando «stelle» cadono dal cielo in terra causando immani disastri spirituali: [10] «Il terzo angelo suonò la tromba e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia, e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque». [11]
«La stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare». [12]
«Il quarto angelo suonò la tromba e un terzo del sole, un terzo della luna e un terzo degli astri fu colpito e si oscurò: il giorno perse un terzo della sua luce e la notte ugualmente».
Ad esso segue il Capitolo 11, con l'evento del martirio dei due testimoni che hanno denunciato l'opera dei nemici della fede in alto luogo: «E mi fu data una canna simile a un bastone, e mi fu detto: 'Sorgi e misura il tempio di Dio e l'altare e coloro che in esso adorano; ma il cortile esterno del tempio lascialo fuori e non lo misurare, perchè fu dato ai Gentili, e calpesteranno la città santa per quarantadue mesi. E darò [ordine] ai due miei testimoni, e profetizzeranno milleduecento sessanta giorni, vestiti di sacco». […]
E quando avranno terminato la loro testimonianza, la bestia che viene su dall'abisso farà guerra contro di loro e li vincerà e li ucciderà.
Sull'indicazione di chi vincerà e ucciderà questi testimoni si deve fare attenzione perché è nel precedente capitolo 9, interpretato dal Papa: «E il quinto angelo diè fiato alla tromba, e vidi una stella caduta dal cielo sulla terra, e le fu data la chiave del pozzo dell'abisso. E aprì il pozzo dell'abisso, e salì fumo dal pozzo come fumo di gran fornace, e s'oscurò il sole e l'aria per il fumo del pozzo. E dal fumo del pozzo uscirono locuste sulla terra, e fu dato loro un potere, come l'hanno gli scorpioni della terra».


Ecco il gran mistero: chi sarebbe questa stella caduta dal cielo (della fede) sulla terra (del culto dell'uomo sociale) divenuto lo «sterminatore» della (fede soprannaturale)?
Questa stella con la chiave che apre il pozzo dell'abisso e guida quelle orde distruttive che... avevano su loro come re l'angelo dell'abisso?
Dunque, stella e angelo, ossia vescovo?
Siamo, quindi, davanti ad una lotta tra vescovi profeti.
I falsi profeti dell'apertura abissale contro i due profeti testimoni di disgrazie, i cui «cadaveri giaceranno sulla piazza della grande città, che si chiama in senso spirituale Sodoma ed Egitto, dove anche il loro Signore fu crocifisso... E gli abitanti della terra godranno a motivo di loro e si rallegreranno, e si manderan doni gli uni gli altri, perché questi due profeti hanno tormentato gli abitanti della terra». (Apocalisse 11, 8)


La persecuzione della Verità
Il Segreto di Fatima parla di un attentato mortale alla testimonianza della verità.
Infatti, nel messaggio c'è la frase: «Dio punirà il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre».
Questa punizione del mondo, persecutore della fede, proprio per mezzo di persecuzioni contro la Chiesa è comprensibile considerando quanto i Papi hanno sempre detto della Chiesa: «Sino alla fine dei tempi, è messa sotto il segno della persecuzione».
La persecuzione religiosa è oggi chiaramente la completa scristianizzazione dell'umanità: la persecuzioni della fede stessa!
Quella dei falsi cristi e dei falsi profeti che pontificano nel centro della cristianità:... questa città, fatta preziosa dal sangue di tanti martiri ... riducendola come sotto i Nerone, o più veramente come sotto i Giuliano Apostata.
Sicché Roma, sede venerata della verità, diventerebbe un'altra volta, «centro di tutti gli errori».
Il 19 settembre 1846, nella desolata montagna di La Salette, nel sud della Francia, la Madonna apparve a due pastorelli, Melanie Calvat (15 anni) e Maximin Giraud (11 anni), piangendo con la testa tra le mani, annunciando imminenti disgrazie che stavano per cadere sui popoli della terra e sulla Chiesa.
I due pastorelli, che conoscevano solo il dialetto locale, ricevettero allora il gran messaggio sui pericoli che minacciavano la Francia e il mondo.
La causa principale era il gran decadimento del clero e della vita religiosa.
Inoltre, incombevano le insidie massoniche operate attraverso Napoleone III, che avrebbero scatenato l'attacco diretto contro la Roma cattolica, preludio di un'invasione apocalittica e
Dell'apertura del «pozzo dell'abisso».
Il messaggio: «Roma perderà la Fede e diverrà la sede dell'Anticristo» nel 1851 fu inviato a Roma e Pio IX ne riconobbe l'estrema gravità.
Ecco che la profezia di Pio IX sulla persecuzione era confermata dal cielo.
Potrebbe il segreto di Fatima essere alieno a ciò se nella sua visione c'è proprio l'eccidio del Papa?


Le contraddizioni del fumoso apparizionismo
Che cosa si può pensare di un apparizionismo portatore di messaggi che versano su pace e progresso mentre quelli di La Salette e di Fatima, versano sulla rovina della cristianità e del Papato?
La visione implica persecuzione a cui è seguita una storica apertura.
Il fatto certo è che con Giovanni XXIII la Chiesa fu aperta perfino agli adepti della religione dell'uomo che si fa Dio.
Ebbene, Paolo VI è andato all'ONU per proclamare di fronte alle nazioni della terra il diritto alla libertà religiosa, per cui si poteva e doveva proclamare: mai più la guerra!
In seguito il Vaticano II, con la sua dichiarazione «Dignitatis humanae», ha attuato quest'apertura deleteria in nome dei concetti modernisti di libertà e dignità umane; quanto il Magistero condannava era approvato.
Allora si spiega anche la ragione dell'eccidio del Papa cattolico col suo seguito: il possesso dell'ambita chiave con cui aprire al mondo moderno.
Prima si è parlato di fede e delle ragioni che la legano in modo vitale alla vita civile e perciò alla storia.
Poiché quella esegesi apocalittica riguarda pure le conseguenze di un «governo della Chiesa» successivo alla visione dell'eccidio papale, essa non può che indicare le aperture avverse alla missione assegnata da Dio alla Sua Chiesa.
A questo punto è chiara la ragione per cui Chi ha suscitato questa fede negli uomini decaduti la «deve» pure difendere nella misura in cui tale decadenza colpisce in ambito mondiale anche le nazioni cattoliche e per ultimo la Sua Chiesa.
Siamo in campo spirituale ma seguendo sempre la logica naturale.
Infatti, è da notare come tali interventi straordinari nel mondo moderno sono avvenuti soprattutto nella Francia del pensiero razionalista.
La vera lotta sarebbe, quindi, tra «pensieri», per cui le «apparizioni» sono date e riconoscibili come autentiche seguendo un preciso e sano pensiero da seguire col cuore ma sviluppare con la mente. Esse devono essere fedeli nella dottrina, opportune e continue nel loro tempo, fertili nei loro frutti. Naturalmente il pensiero contrario cercherà di ridicolizzare le vere apparizioni, con eventi nutriti da un apparizionismo insensato, dimentico dell'insegnamento essenziale per la difesa della fede, come sia la lezione di San Paolo ai Tessalonicesi sull'angelo dell'abisso che non risparmia portenti per ingannare tutti.
«La manifestazione dell'Iniquo avviene per opera di Satana, con ogni genere di potenza, con miracoli e prodigi di menzogna, con tutte le seduzioni dell'iniquità per quanti si perdono» ...
«Ecco perché Dio manda ad essi un'operazione di errore, perché credano alla menzogna e siano condannati quanti non hanno accolto con amore la verità per salvarsi, ma si sono compiaciuti dell'iniquità». (8)


In tutto il Vangelo c'è l'avvertimento contro la persecuzione finale: «Nessuno vi inganni, perché verranno i falsi cristi e i falsi profeti».
Ma se è un angelo o un vescovo con la chiave?
«Se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!» (Galati 1, 8).
«L'angelo che cavalca il turbine e guida la tempesta», va riconosciuto dai frutti.
«Già la sua evocazione fa paura a chi intuisce, a chi sa che di angeli ve ne sono di due specie. Quello ha le ali nere». (Blondet, 26 aprile 05)
Molti si fanno ingannare, anche buoni cattolici: vedono nel fermento ecumenista una rinascita della fede cristiana.
Contribuiscono così alla lettura di una falsa Apocalisse elaborata dall'uomo, che è all'origine del millenarismo nutrito da apparizionismo.
Esso, allora, è pericolosamente insensato per gli uomini, nella stessa misura che è utilissimo per i poteri delle tenebre; è a servizio dei falsi cristi e dei profeti mondialisti, poiché versano sulla pace mentre infuria ogni persecuzione contro la fede.
Ciò è quanto si può ragionare su un apparizionismo portatore di messaggi che versano su pace e progresso mentre quelli di La Salette e Fatima, versano sulla rovina della cristianità e del Papato.
Ma le visioni della Madonna che lacrima sangue è tutt'altro messaggio e non si capisce come chi è portato a crederci non tragga dalla visione del sangue la realtà dell'estrema rovina a cui l'umanità e la Chiesa con i suoi figli vanno incontro.
Su questo nessuno potrebbe contraddirli.
«Ma dopo tre giorni e mezzo, lo spirito di vita [venuto] da Dio entrò in essi [i testimoni veritieri], e si rizzarono sui loro piedi, e un gran timore cadde addosso a chi li vide. E udirono una gran voce del cielo, che diceva loro: 'Salite quassù'. E salirono al cielo nella nuvola, e li videro i loro nemici».


E' la visione mancante ai cattolici di oggi: riconoscere in mezzo a tanti abbagli i veri nemici della fede e della Chiesa e quindi di tutti gli uomini.


Daniele Arai


Note
1) Gregorio XVI, Enciclica «Mirari Vos», in: opera citata, pagina 192 (vedere anche Sant' Agostino).
2) Pio IX, «Il Sillabo», Siena, 1985, pagine 201, 202.
3) Leone XIII, Enciclica «Immortale Dei», «Consentaneum erit iudicio singulorum permittere omnem de religione quaestionem; licere cuique aut sequi quam ipse malit, aut omnino nullam, si nullam probet. Hinc profecto illa nascuntur; ex lex uniuscuiusque conscientiae iudicium; liberrima de Deo colendo, de non colendo, sententiae; infinita tum cogitandi, tum cogitata publicandi licentia». in: «Let-tres Apostoliques de Leon XIII», Parigi 1904, volume II, pagina 34.
4) San Pio X, «Allocuzione Concistoriale» del 21 gennaio1906, in: «Acta Apostolicae Sedis».
5) Pio XII, «Lettera Apostolica»: «Ecco che già un anno» del 06. Ottobre1946, in: AAS
6) Gregorio XVI, Enciclica «Mirari Vos», in opera citata, pagina 192.
7) Recentemente è stato pubblicato un articolo firmato dallo storico Martina nel quale affermava che il Magistero di Gregorio XVI essendo semplice magistero ordinario di un solo Pontefice, non può confrontarsi con i Decreti del «Vaticano II» che invece sono espressione del Magistero Solenne!
8) II Tessalonicesi, 2, 9-11


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