Maxi colletta e referendum. I bolognesi dicono stop alla moschea
pubblicato sul quotidiano il Foglio in data 30-08-07
Maxi colletta e referendum. I bolognesi dicono stop alla moschea
Bologna. A Palazzo d’Accursio si prepara
il confronto che il 27 settembre decreterà
la fine o il (nuovo) inizio della grande
enclave islamica bolognese: data per certa
dopo l’accordo del maggio scorso, è stata rimessa
in discussione dopo la massiccia mobilitazione
dei cittadini e dei commercianti
della zona. La maxi moschea di seimila
metri quadrati dovrebbe sorgere alla periferia
della città nel 2008, ma il comune,
qualche giorno fa, ha fatto il primo passo
indietro: date le pressioni ricevute dalla
città ha deciso di ascoltare le ragioni dei
comitati di quartiere. Lo farà giovedì.
Le iniziative sono diverse e trasversali.
Decine di bolognesi portano avanti da giungo
una raccolta di firme per arginare l’avanzata
dell’Ucoii nella città. Al momento
sono circa 8.000 le adesioni raggiunte per
contrastare la creazione di uno spazio che
anziché integrare la comunità islamica larinchiude
in se stessa. Due giorni fa è arrivata
invece la proposta più provocatoria:
una grande colletta fra i cittadini per offrire
al comune il valore reale dei 52 mila metri
quadrati concessi al Centro di cultura
islamica con un maxi sconto e con una modifica
al piano regolatore realizzata ad hoc.
La movida negli uffici del comune è cominciata
nel mese di maggio, quando si è scoperto
che la giunta guidata dal sindaco Sergio
Cofferati aveva approvato la cessione di
un terreno, concesso al Centro di cultura
islamica di via Pallavicini. L’incontro ha
messo a verbale che la struttura di 6000 metri
quadrati sarebbe dovuta sorgere nel
2008, approvando la permuta di un vecchio
terreno posseduto dall’associazione musulmana.
Per gli islamici si trattava di un semplice
scambio – avevano spiegato al Foglio
nel maggio scorso – ma il terreno che avevano
ottenuto era molto più grande e il progetto
più ambizioso dell’attuale capannone
dove al venerdì si ritrovano per pregare.
Ora è spuntato pure il progetto per la
maxi moschea. Non è stato ancora messo
agli atti, ma i primi dettagli cominciano a
circolare e il comune si fa sempre più cauto,
con l’opposizione che assicura una dura
battaglia non appena riprenderanno i lavori.
L’impegno dei cittadini ha dunque portato
dei risultati: uno stop provvisorio che
sarà risolto entro un mese con un sì definitivo
alla costruzione della cittadella musulmana
– la moschea occupa seimila metri,
gli altri 46 mila saranno distribuiti secondo
necessità tra un angolo macelleria, una piscina,
un ufficio immigrazione e un’infermeria
conforme ai precetti dell’islam – o
con uno stop. I comitati cittadini hanno ottenuto
di essere ascoltati dalla commissione
Urbanistica del comune – il 12 settembre
– grazie a una nuova perizia realizzata
a luglio che evidenzia come ci siano alcuni
elementi ancora da chiarire in merito al
terreno. L’assessore all’Urbanistica, il Dl
Virginio Merola, ripete che le dinamiche
della cessione seguono le regole stabilite
per gli edifici di culto, ma sono gli stessi
musulmani a spiegare che accanto alla moschea
sorgeranno altre strutture ricreative
che non riguardano la preghiera.
Lo sconto era stato di 269 mila euro a
maggio, ma era stato calcolato su una perizia
commissionata dal comune che, secondo
i cittadini, non rappresentava il valore
reale del terreno: la cifra richiesta è un milione
e mezzo, mentre il valore commerciale
sarebbe di otto. Assieme alle nuove perizie
commissionate dai cittadini, a Palazzo
d’Accursio è giunto pure il malcontento di
alcuni membri della Confesercenti. La sede
bolognese sorge infatti a pochi metri
dall’area ex Caab dove potrebbe nascere la
cittadella islamica di Bologna. Il presidente
dell’associazione, Sergio Ferrari, ha organizzato
una serie di consultazioni con alcune
aziende della periferia. Giovedì prossimo
l’assessore ascolterà anche loro durante
l’incontro con gli abitanti della zona
per evitare che ogni venerdì quel quartiere
si trasformi in un perenne “motor show”.
il confronto che il 27 settembre decreterà
la fine o il (nuovo) inizio della grande
enclave islamica bolognese: data per certa
dopo l’accordo del maggio scorso, è stata rimessa
in discussione dopo la massiccia mobilitazione
dei cittadini e dei commercianti
della zona. La maxi moschea di seimila
metri quadrati dovrebbe sorgere alla periferia
della città nel 2008, ma il comune,
qualche giorno fa, ha fatto il primo passo
indietro: date le pressioni ricevute dalla
città ha deciso di ascoltare le ragioni dei
comitati di quartiere. Lo farà giovedì.
Le iniziative sono diverse e trasversali.
Decine di bolognesi portano avanti da giungo
una raccolta di firme per arginare l’avanzata
dell’Ucoii nella città. Al momento
sono circa 8.000 le adesioni raggiunte per
contrastare la creazione di uno spazio che
anziché integrare la comunità islamica larinchiude
in se stessa. Due giorni fa è arrivata
invece la proposta più provocatoria:
una grande colletta fra i cittadini per offrire
al comune il valore reale dei 52 mila metri
quadrati concessi al Centro di cultura
islamica con un maxi sconto e con una modifica
al piano regolatore realizzata ad hoc.
La movida negli uffici del comune è cominciata
nel mese di maggio, quando si è scoperto
che la giunta guidata dal sindaco Sergio
Cofferati aveva approvato la cessione di
un terreno, concesso al Centro di cultura
islamica di via Pallavicini. L’incontro ha
messo a verbale che la struttura di 6000 metri
quadrati sarebbe dovuta sorgere nel
2008, approvando la permuta di un vecchio
terreno posseduto dall’associazione musulmana.
Per gli islamici si trattava di un semplice
scambio – avevano spiegato al Foglio
nel maggio scorso – ma il terreno che avevano
ottenuto era molto più grande e il progetto
più ambizioso dell’attuale capannone
dove al venerdì si ritrovano per pregare.
Ora è spuntato pure il progetto per la
maxi moschea. Non è stato ancora messo
agli atti, ma i primi dettagli cominciano a
circolare e il comune si fa sempre più cauto,
con l’opposizione che assicura una dura
battaglia non appena riprenderanno i lavori.
L’impegno dei cittadini ha dunque portato
dei risultati: uno stop provvisorio che
sarà risolto entro un mese con un sì definitivo
alla costruzione della cittadella musulmana
– la moschea occupa seimila metri,
gli altri 46 mila saranno distribuiti secondo
necessità tra un angolo macelleria, una piscina,
un ufficio immigrazione e un’infermeria
conforme ai precetti dell’islam – o
con uno stop. I comitati cittadini hanno ottenuto
di essere ascoltati dalla commissione
Urbanistica del comune – il 12 settembre
– grazie a una nuova perizia realizzata
a luglio che evidenzia come ci siano alcuni
elementi ancora da chiarire in merito al
terreno. L’assessore all’Urbanistica, il Dl
Virginio Merola, ripete che le dinamiche
della cessione seguono le regole stabilite
per gli edifici di culto, ma sono gli stessi
musulmani a spiegare che accanto alla moschea
sorgeranno altre strutture ricreative
che non riguardano la preghiera.
Lo sconto era stato di 269 mila euro a
maggio, ma era stato calcolato su una perizia
commissionata dal comune che, secondo
i cittadini, non rappresentava il valore
reale del terreno: la cifra richiesta è un milione
e mezzo, mentre il valore commerciale
sarebbe di otto. Assieme alle nuove perizie
commissionate dai cittadini, a Palazzo
d’Accursio è giunto pure il malcontento di
alcuni membri della Confesercenti. La sede
bolognese sorge infatti a pochi metri
dall’area ex Caab dove potrebbe nascere la
cittadella islamica di Bologna. Il presidente
dell’associazione, Sergio Ferrari, ha organizzato
una serie di consultazioni con alcune
aziende della periferia. Giovedì prossimo
l’assessore ascolterà anche loro durante
l’incontro con gli abitanti della zona
per evitare che ogni venerdì quel quartiere
si trasformi in un perenne “motor show”.
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