Ecco la cordata anti-moschea - "I primi 1,5 milioni li metto io"
pubblicato su Repubblica
Ecco la cordata anti-moschea
"I primi 1,5 milioni li metto io"
di Silvia Bignami
Il capofila è Gregorio Matteucci, con lui anche Pirazzini e Gianluca Viaggi
Con lui ci sono già Luca Pirazzini, imprenditore nella produzione di articoli sportivi e proprietario della vicina Villa Clelia. Enzo e Liliana Montanelli, che possiedono l´Hotel 4 stelle Green Park e Abm giocattoli. E ancora Gianluca Viaggi, imprenditore tessile. Oltre che numerosi residenti «minori», che mirano a estendere di qualche metro giardino o interessi. Tutti insieme si sono riuniti ieri sera a casa di Matteucci per mettere a punto una strategia comune. «Cosa potremmo fare dei 6mila metri edificabili del terreno? Sviluppo integrato». Vale a dire villette, negozi, centri commerciali.
Un affare che prende forma, insomma. Al di là e oltre il discorso puramente ideologico. «Non è solo il fatto che non vogliamo gli islamici» spiega Matteucci. «Il fatto è che noi cittadini avevamo già chiesto, sia con la giunta Guazzaloca che con Cofferati, di entrare in possesso di parte di quel terreno». Niente da fare, l´amministrazione aveva risposto sempre picche. «Ora improvvisamente ci dicono che il Comune ha assegnato l´area al centro islamico, valutandola solo 1milione e mezzo di euro, quando invece i 5 ettari varrebbero circa 8 milioni di euro». Il discorso a questo punto diventa economico: «Fare una offerta nostra ci pare logico». Una colletta insomma, dove però ognuno è chiamato a mettere a seconda delle proprie possibilità: «Io da solo - ammette Matteucci - insieme a un socio costruttore, potrei mettere tutta la cifra di un milione e mezzo che il Comune ha valutato, e pure qualcosa di più. Sempre a patto di poter utilizzare quell´area per una vera riqualificazione del quartiere». Vale a dire per portarci commercio, trasporti e case.
Matteucci, figlio di Nicola Matteucci e proprietario di una grande villa proprio di fronte ai cinquemila metri quadri «regalati» agli islamici, non nega nemmeno di voler coinvolgere LegaCoop: «Sono socio. Sarebbe una grande cosa se si interessasse». Una operazione puramente economica insomma, sulla quale l´imprenditore non accetta «cappelli» politici. E mentre Silvia Noè (Udc) cavalca l´iniziativa definendo l´intero affaire-Moschea «un danno economico» per i cittadini, Matteucci avverte: «La Lega ne ha parlato per prima. Ma questa proposta di acquistare il terreno c´è da tempo tra noi residenti. Non è una idea loro». Con lui ci sono piccoli e grandi. Piccoli come Silvia Facchini, proprietaria di una villetta in via San Donato: «Da anni chiediamo al Comune di poter ampliare il giardino. Non ci hanno mai risposto». O come Antonio Pingaro, proprietario dell´officina meccanica San Sisto, anche lui ansioso «di ampliare l´attività».
Ma ci sono anche nomi di peso. Ad esempio quello dell´imprenditore dei tessuti Luca Pizzirani, che affitta la sua Villa Clelia, proprio sul ciglio dell´area destinata alla Moschea, per matrimoni e ricevimenti. «Ampliare il parco ci piacerebbe» racconta la moglie Elena Rizzi. Che attacca: «L´Ucoii ottiene questi cinque ettari, che valgono più di 1 milione e mezzo di euro, in cambio di uno stabile in viale Felsina che qualche anno fa pagò solo 90mila euro. Se non è una speculazione e un favoritismo questo». Più cauta Liliana Montanelli, del Green Park Hotel alle soglie di Quarto Inferiore: «Abbiamo partecipato alle riunioni di Matteucci. Non abbiamo ancora deciso. Ma certo siamo disponibili a parlare di una offerta». Intanto comunque il cerchio si allarga. Il comitato civico anti-moschea raccoglie adepti. «A essere interessati saranno tanti».
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