Comune: "Avanti con la costruzione della moschea, senza moratorie"
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Sulla costruzione di una moschea a Bologna "andiamo avanti" senza alcuna moratoria. Parola del sindaco Sergio Cofferati che, uscendo da Palazzo D'Accursio insieme all'assessore all'Urbanistica Virginio Merola, ha chiarito le intenzioni del Comune sulla moschea e cioè che - a differenza di quanto ipotizzato dall'assessore nei giorni scorsi - il progetto non avrà alcuna interruzione. "Si procede come dice l'assessore" ha premesso il sindaco, seguito da Merola che ha quindi precisato: "Basta moratoria, si va avanti". Una decisione venuta dopo le critiche espresse nei giorni scorsi da alcuni esponenti del centrodestra su un eventuale stand-by dell'amministrazione rispetto alla costruzione del centro religioso, contestato di recente da un gruppo di cittadini in un incontro al Pilastro. "Abbiamo fatto tutti i tentativi di dialogo possibile - ha continuato Merola. "Ho cercato di tener conto delle preoccupazioni e di trovare un accordo ma all'ennesimo tentativo di dialogo si risponde ancora di no. Temo che si voglia continuare a strumentalizzare un problema anziché governarlo". E sui tempi del progetto? "Saranno quelli che stabilirà il Consiglio comunale" ha risposto. Resta valida per l'assessore anche la proposta di istituire una fondazione in chiave di supervisore del finanziamento della moschea, chiesta dal centrodestra. "A noi pare una buona proposta e la verificheremo" ha detto aggiungendo però che "non mi è stata mai presentata nero su bianco". La sintesi è affidata al sindaco: "La sensazione è che non ci sia molta voglia di trovare una soluzione aldilà dei proclami, dunque andiamo avanti". "Bologna è in grado di convivere con la religione musulmana, già ci convive", ha poi ricordato l'assessore Merola a margine del Consiglio comunale. "Per questo rispetto alla moschea stiamo alla posizione portata in Consiglio comunale". Ribadito quindi il sì dell'amministrazione comunale al progetto di una moschea alla periferia di Bologna ma "applicando il protocollo attuale che c'è" (discusso nei mesi scorsi per sancire i reciproci rapporti tra la comunità islamica e il Comune) e ferma restando la permuta del terreno di proprietà del Comune destinato ad accogliere il centro religioso. Temi di cui Merola ha discusso in mattinata con gli esponenti islmici bolognesi. Poi tornando all'ipotesi di una moratoria del progetto, Merola ha ulteriormente precisato la propria disponibilità a vagliare eventuali proposte del centrodestra rispetto a uno stand by del progetto ma passando la palla all'opposizione. "Aspetto delle proposte formalizzate, quindi scritte", ha chiarito, "e non finalizzate a un rinvio sine die della costruzione della moschea". Il rischio, secondo l'assessore all'Urbanistica, è che "si stia creando un clima e una preoccupazione che trovo pericolosa". Dal gruppo 'La Tua Bologna' sono arrivate subito le critiche. "Il 'progetto della Moschea' e il protocollo che viene proposto sono ben tanto e ben di più che il necessario e costituzionale aspetto della libertà di culto per la popolazione mussulmana della città", ha osservato Maria Cristina Marri (Udc). "Si corre il serio rischio di creare un punto di riferimento e di richiamo per una grande parte del mondo islamico del nord del nostro Paese con le inevitabili conseguenze che non vanno sottovalutate, considerato che l'Islam e le moschee costituiscono un insieme di fattori che trascendono l'aspetto religioso", prosegue la Marri. "Oltre agli aspetti legati alla rilevanza della dimensione - ha concluso - non vanno dimenticati quelli del protocollo, che continuo a ritenere una impropria legittimazione e riconoscimento di una rappresentanza che non esiste". Ancora più dura Silvia Noè (Udc), secondo la quale "non c'è più democrazia". "Il tira e molla odierno tra Cofferati e Merola - ha detto - è l'ennesima dimostrazione di come il progetto di questa Amministrazione sia religiosamente e urbanisticamente errato, oltre che sordo alle richieste dei cittadini bolognesi". "Sarebbe più responsabile - ha proposto - fermarsi un attimo, e ripartire da un cauto confronto o da una Commissione consigliare per ridiscutere il progetto. Se il sindaco ritiene che il suo verbo sia un diktat, allora è inutile ragionare in termini di democrazia". | |
Ieri alle ore 19:50 - (Fonte: Ansa) |
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