lunedì 17 settembre 2007

San Marco d'Aviano - fautore dell'identità Europea

tratto dal sito http://www.internetsv.info/Aviano.html?a

B. Marco d'Aviano - Cappellano dell'Esercito Imperiale austriaco

 B. Marco d'Aviano OFMCap.

B. Marco d'Aviano




Beato Marco d'Aviano

Cappellano dell'Esercito Imperiale austriaco

Marco d'Aviano, venerabile. Nacque ad Aviano (Udine) il 17 nov. 1631 dai distinti coniugi Marco Cristofori e Rosa Zanoni ed ebbe, al Battesimo, il nome di Carlo Domenico. Ricevette la prima istruzione da un precettore del paese e, in età conveniente, i genitori lo affidarono al collegio dei Gesuiti di Gorizia. II ragazzo, di carattere timido ma sognatore, si lasciò prendere dall'entusiasmo e un giorno, al rientro degli allievi da una passeggiata, mancò all'appello: era fuggito per andare a convertire i Turchi. Dopo due giorni di cammino batté spossato alla porta dei Cappuccini di Capodistria. La crisi giovanile si risolse con la chiamata di Dio al chiostro e, il 21 novembre 1648, egli vestí l'abito nel noviziato di Conegliano, mutando il nome di Battesimo in quello di Marco. Dovette vincere alcune difficoltà; tra l'altro, i superiori, in un primo tempo, non pensavano di ammetterlo allo studio. Fu l'intuito di Fortunato da Cadore, poi ministro generale, che aprí al giovane religioso la via della cultura per lui tutt'altro che facile. Ricevuta l'ordinazione sacerdotale il 18 settembre 1655, cominciò subito, non senza qualche timore, l'apostolato della parola.

Nel 1670 fu nominato superiore del convento di Belluno e, dopo due anni, di quello di Oderzo. Il peso della responsabilità ostacolava però il suo profondo desiderio di solitudine e di preghiera e pertanto i superiori, accogliendone la richiesta, lo trasferirono a Padova. Là un panegirico, che il servo di Dio dovette tenere per ubbidienza, lo rivelò al gran pubblico della dotta città, non tanto forse per l'eloquenza del dire, quanto per un fatto prodigioso.

Da quel momento ebbe inizio un intenso ritmo di vita che portò Marco sulle strade non solo del Veneto, ma di quasi tutta l'Europa. Queste predicazioni e questi viaggi furono contrassegnati dalla sempre crescente fama taumaturgica. Le numerose relazioni private e diplomatiche esaltano questa potenza; qualche voce discorde accenna anche a suggestioni e scene di fanatismo. A parte il giudizio sui singoli casi, che può richiedere uno spassionato esame critico, resta il fatto che Marco sfuggiva, per quanto possibile, gli onori e conduceva vita austera e di profonda pietà. Egli si valeva, per i suoi interventi a favore di bisognosi e malati, di una particolare formula di benedizione, che rimase famosa e gli creò qualche noia da parte delle autorità ecclesiastiche.

La fama oltrepassò i confini d'Italia, cominciarono a giungere richieste ai superiori e al papa per avere lo straordinario apostolo. Egli compí un primo viaggio nel 1680 visitando il Tirolo, la Baviera, Salisburgo e altre città austriache. Si recò quindi a Linz, dove era atteso dall'imperatore; vi si trattenne quindici giorni ed iniziò cosí quel rapporto tra Marco e Leopoldo I, che ebbe notevoli effetti sulla vita politica del tempo. L'imperatore, rimasto famoso per la lunga durata del suo governo (quarantasette anni) e per la complessità del carattere, trovò nel cappuccino il proprio confidente e consigliere, come dimostra la lunga corrispondenza intercorsa tra i due. Da Vienna Marco si trasferí a Neuburg, dove operò un grande prodigio.

Ritornato a Venezia, nella primavera successiva intraprese un nuovo viaggio per le Fiandre, attraverso la Francia. Con pretesti burocratici, ma in realtà per motivi politici, Luigi XIV non permise al cappuccino di passare per Parigi; anzi - e pare in malo modo - lo fece accompagnare alla frontiera. Compiuta la missione in Fiandra, ancora attraverso la Germania e la Svizzera, Marco ritornò in Italia, ma per breve tempo. Sollecitato da continue richieste da parte del re di Spagna, il papa avrebbe voluto che Marco si recasse in quella nazione. Avrebbe dovuto imbarcarsi a Genova, ma poiché soffriva il mare, gli si richiese un lasciapassare per la Francia meridionale, che Luigi XIV ostinatamente rifiutò.

Le vicende dei tempi ricondussero Marco a Vienna e lo prepararono al grande compito che caratterizza il secondo periodo della sua vita, la lotta contro i Turchi. Questi nella loro avanzata si erano spinti fin sotto Vienna alla quale avevano posto l'assedio. Marco, spinto dallo zelo e dalle vive raccomandazioni di Innocenzo XI, si portò al campo imperiale, vinse le riluttanze, appianò le divergenze, animò i soldati e soprattutto il coraggioso Giovanni Sobieski con l'incrollabile richiamo all'aiuto divino, e Vienna fu liberata (1683). Il servo di Dio, scrivendone al papa attestava che la liberazione era avvenuta «per miracolo». La vittoria la si sarebbe potuta sfruttare, inseguendo il nemico in fuga e liberando le altre città invase, ma la persistente rivalità tra i principi frustrò la felice occasione. Marco tuttavia continuò nella sua opera di persuasione, arrivando perfino a suggerire piani strategici.

Con la forza della volontà e con il prestigio riuscí a vedere la sconfitta definitiva dell'Islam in Europa con le battaglie di Budapest (1684-1686), Neuhäusel (1685), Mohacz (1687) e Belgrado (1688), fino alla pace di Karlowitz (1689). Nel 1684 era riuscito a far entrare nella Lega Santa anche Venezia e soleva dire che, se avesse potuto parlare con Luigi XIV, avrebbe convinto anche lui. Finite le campagne, il servo di Dio riprese instancabile la sua opera pastorale, richiamando le coscienze, combattendo il peccato, incitando alla pace e all'unione, rifuggendo dagli artifici della politica ufficiale, resistendo alle diffidenze, di cui si sentí fatto oggetto talvolta da parte della stessa diplomazia pontificia.

Nel 1699 si sobbarcò ad un ultimo viaggio a Vienna: «Non ne, posso piú - disse - ma il Papa comanda». Era affetto da un tumore che lo consumava. Il 25 luglio si mise a letto ed il 13 agosto morí, assistito dall'imperatore. Dopo solenni funerali, il suo corpo trovò riposo definitivo (1703 ) nella cripta dei Cappuccini di Vienna, accanto alle tombe imperiali. L'11 dicembre 1912, s. Pio X firmò il decreto d'introduzione della causa di beatificazione.

Di lui rimangono alcuni trattatelli ascetici, che godettero ai suoi tempi grande diffusione. Egli, di solito, viene raffigurato nell'atto di predicare. Il pittore polacco Matejko, in un quadro conservato nella Pinacoteca Vaticana, lo ha raffigurato a cavallo, dietro Giovanni Sobieski, nel trionfo dopo la liberazione di Vienna.

Cfr. Cassiano da Langasco, Marco d'Aviano in Bibliotheca Sanctorum,VIII, Roma 1967, col. 704-706.

Il 27 aprile 2003 il S. Padre Giovanni Paolo II ha proclamato beato il p. Marco d'Aviano, additandolo alla Cristianità quale predicatore evangelico, eroico ed intrepido cappellano e testimone coraggioso di Cristo in ogni avversità.


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