lunedì 9 luglio 2007

E intanto a casa nostra le chiese continuano a diventare moschee

Tempi num.27 del 05/07/2007

In breve dal mondo
E intanto a casa nostra le chiese continuano a diventare moschee

di Eid Camille

In un programma di al Jazeera dedicato alla decisione della regina d'Inghilterra di insignire lo scrittore Salman Rushdie del titolo di cavaliere, il conduttore ha detto che «la Gran Bretagna non può aver agito per offendere i musulmani, dato che pochi giorni prima ha autorizzato la trasformazione di una chiesa in moschea». Nelle settimane precedenti, la stessa storia era avvenuta a Clitheroe, nel Lanca-shire, una cittadina inglese con tanto di castello normanno e una chiesa anglicana che risale al 1122, dove le autorità municipali hanno concesso il permesso di trasformare una chiesa in una moschea. Pare che non sia ancora chiaro a tutti che la cessione (ma anche la vendita) da parte delle differenti denominazioni cristiane di luoghi di culto a comunità musulmane non viene mai percepecita da queste ultime come un'azione di generosa fraternità. Quando, qualche anno fa, il cardinale Salvatore Pappalardo ha regalato ai musulmani tunisini di Palermo una chiesa del Settecento non più in uso, la stampa tunisina ha titolato: "La vittoria dell'islam sul cristianesimo, il cardinale di Palermo obbligato a trasformare una chiesa in moschea". L'Oriente pullula di chiese trasformate in moschee. Basta ricordare la moschea Omayyade di Damasco e quella di Ibn Tulun al Cairo, senza dimenticare, a Istanbul, Santa Sofia (ora adibita a museo) e un'altra quarantina di ex chiese menzionate in un prezioso libro da un ricercatore turco. Ma in tutti questi casi si è trattato di una conversione forzata al culto islamico, mai di una deliberata cessione o vendita. Detto ciò, è chiaro che se una comunità islamica desidera costruirsi una moschea, deve poterlo fare. A condizione, ovviamente, di di-sporre dei permessi e di fondi propri. camilleid@iol.it

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