lunedì 2 luglio 2007

Nuovi minareti in Europa, il cardinal Meisner chiede reciprocità

segnalato dalla newsletter il Mascellaro

Nuovi minareti in Europa, il cardinal Meisner chiede reciprocità


“Dobbiamo poter costruire chiese nei paesi islamici”

Tratto da Il Foglio del 26 giugno 2007

Milano. E’ da mesi che va avanti il braccio di ferro tra le associazioni civiche di Colonia e il Consiglio centrale dei musulmani. Al centro delle accesissime dispute la costruzione di quella che dovrebbe diventare la più grande moschea tedesca.

Inizialmente il dibattito si era concentrato sulle dimensioni: una cupola alta 35 metri e due minareti di 55 metri contravverrebbero alle norme urbanistiche vigenti. Poi, vista l’importanza di questa nuova moschea, si sono sottolineati i problemi di traffico che inevitabilmente sarebbero sorti soprattutto durante i giorni delle festività islamiche: l’edificio dovrebbe contenere fino a duemila fedeli. Ma è stato il cardinale di Colonia Joachim Meisner a indicare senza più giri di parole né cercando scappatoie qual è il vero problema: “Non voglio dire che ho paura, ma ho sicuramente una sensazione poco piacevole” ha esordito l’alto prelato in un intervista radiofonica. “E’ evidente che con l’arrivo di cittadini musulmani ci sia stata una frattura nella cultura tedesca, europea”. Un’affermazione suscettibile di critiche, che Meisner ha però subito bloccato aggiungendo che questa nuova realtà, questa inquietudine inevitabile va affrontata non con posizioni di chiusura di scontro, ma cercando la collaborazione, il dialogo. Se da un sondaggio realizzato da un quotidiano cittadino risulta che oltre il 50 per cento degli abitanti di Colonia sono contrari alla moschea, Meisner ne comprende invece la necessità chiedendo però una contropartita. Se la libertà religiosa sancita dalla costituzione deve valere per tutti, allora in questi tutti sono inclusi anche i musulmani in Germania “e noi dobbiamo chiedere, insistere con fermezza che loro accettino questi dettami fondamentali per la nostra società”. Le proteste che le associazioni cittadine hanno organizzato nei passati mesi potrebbero peraltro essere ricondotte anche ad altro. “Il rifiuto da parte della città della moschea”, si chiede il cardinale, “non potrebbe essere ricondotto al fatto che musulmani convertitisi al cristianesimo qui a Colonia si sentano minacciati dai loro ex correligiosi?” Meisner si domanda come mai l’Unione turco islamica per la religione che tanto si prodiga per la costruzione della moschea di Colonia e per le altre 184 in costruzione o in progetto, non sia mai intervenuta a favore dei cristiani in Turchia ai quali viene impedita invece la costruzione anche di una chiesa minuscola. Infine, sottolinea il cardinale, non depone certo a favore di un clima sereno e cooperativo tra le due confessioni e i loro fedeli il fatto che di fronte alla persecuzione e a volte anche all’assassinio di cristiani in Turchia, non vi siano mai state nette e chiare prese di distanza e condanne. Anche se Meisner non lo cita direttamente, tutti ricordano i fatti di sangue dell’aprile scorso, quando nella città turca di Malatya erano stati brutalmente assassinati quattro collaboratori, tra cui un tedesco, di una casa editrice cristiana. Per questo la chiesa cattolica, seguendo di qualche mese quella evangelica, ha deciso di rinnovare il documento che stabilisce i punti fondanti del rapporto con l’islam. Un documento, quello dei protestanti che aveva irritato non poco i musulmani, tanto da far saltare successivi incontri.

In “Chiarezza e buon vicinato”, titolo del documento della chiesa evangelica, si ribadisce il rispetto della fede musulmana, ma anche che ciò non può giustificare il mettere in discussione i diritti fondamentali dell’uomo. Il presidente del Consiglio delle chiese evangeliche tedesche, il cardinale Wolfgang Huber, ricorda a sua volta “le difficoltà che incontrano persone passate dall’islam al cristianesimo. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a ciò”. Non basta, si legge nel documento, sottolineare il carattere pacifico della religione islamica, come fanno alcuni musulmani. Va invece dimostrato in modo inequivocabile che la rinuncia alla violenza è essenza costitutiva dell’islam. E alle voci che si sono levate dalle comunità musulmane in Germania accusando di voler operare una “segregazione” nei loro confronti, Huber ha replicato: “Noi non imponiamo a nessuno la nostra fede, ma nemmeno la rinneghiamo”. Un discorso franco sottintende che ognuno difenda le proprie convinzioni ma ascolti anche le ragioni altrui: “E’ partendo da questa posizione che rispettiamo altre religioni e pratichiamo la tolleranza”. (a.af.)

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