martedì 10 luglio 2007

Magdi Allam - «Moschea, regalo all’estremismo»

articolo apparso su Bologna Sette (supplemento di Avvenire) del giorno 8-07-07.
Articolo originare reperibile su questo collegamento

«Moschea, regalo all’estremismo»

DI CHIARA UNGUENDOLI
Dottor Allam, lei sa che a Bologna
è in programma la costruzione
di una grande moschea.
Cosa pensa di questo fatto?
«Penso che sia un grosso errore regalare
una moschea agli integralisti islamici
dell’Ucooi, l’Unione delle comunità e
organizzazioni islamiche in Italia, che è
il referente del Comune in questa
vicenda, così come penso che sia un
grosso errore realizzare una moschea
senza dare alla cittadinanza la
possibilità di esprimersi nel merito,
quindi senza consultare le gente. Infatti
è ben noto che ovunque in Italia sia
stata costruita una moschea, essa ha
rappresentato una causa di grandi
problematiche sul piano del crollo del
costo degli alloggi e della qualità della
vita che è degradata».
Il professor Samir ha affermato che,
meglio di una grande moschea, sarebbero
utili una serie di piccole «cappelle
» (musallà), diffuse nel territorio,
come avviene in molte grandi città arabe.
Cosa pensa di questa idea?
«Il discorso, sostanzialmente, a mio
avviso non cambia. Dobbiamo
assicurare in Italia che nelle moschee
vere e proprie o nei luoghi di culto, di
qualunque dimensione, venga
garantito il pieno rispetto della legge, la
piena condivisione dei valori fondanti
della società italiana, che non si
predichi l’odio,
che non si inneggi
alla guerra santa,
che non si
promuova un
modello di civiltà
e di società
antitetico a quello
italiano, europeo
e occidentale.
Ebbene, tutto ciò
è quello che
rappresenta la
realtà di gran
parte delle moschee in Italia che sono
sotto il controllo dell’Ucooi o sono
affiliate a movimenti fondamentalisti o
jihadisti (da "jihad", intesa come
guerra santa islamica)».
Cosa ci può dire della costruzione di
moschee in altri Paesi europei?
«L’Europa si sta rivelando sempre più
D
come un territorio pesantemente
infiltrato dall’estremismo islamico. Nel
caso ad esempio della Gran Bretagna,
che è il Paese che più di altri ha
concesso libertà agli estremisti islamici
all’insegna di un multiculturalismo
cieco che ha disgregato dall’interno il
tessuto sociale britannico, si è
trasformata addirittura in una
"fabbrica" di kamikaze con
cittadinanza britannica, grazie a un
"lavaggio di cervello" che inizia
proprio nelle moschee. Quindi proprio
l’esperienza degli altri Paesi europei,
oltretutto in un contesto internazionale
nel quale il terrorismo islamico
rappresenta la principale emergenza
internazionale, deve indurre le autorità
italiane, sia nazionali che locali, ad
essere estremamente caute laddove si
tratta di autorizzare la costruzione di
nuove moschee. Noi dobbiamo in
primo luogo assicurare che le moschee
già esistenti siano totalmente
compatibili con le nostre leggi e i nostri
valori e che siano centri di spiritualità
dove si integrino pienamente i fedeli
musulmani nella nostra società. Se non
facciamo prima questo, costruire nuove
moschee significa semplicemente
preparare il suicidio della società e
della civiltà italiana».
Pensa che possa esserci, e come può
essere declinato, un rapporto fra l’Islam
e il valore occidentale della laicità?
«Non c’è un’incompatibilità fisiologica
tra l’essere musulmani e l’essere laici.
Io ho conosciuto una realtà, negli anni
’50 e’60, in cui questa laicità era
presente e il riferimento sul piano del
costume e del modello di società era
occidentale. Quindi bisogna trovare
degli interlocutori che possano favorire
questa evoluzione, anche se negli
ultimi 40 anni si è assistito ad
un’involuzione della religione, della
politica, dei costumi, della società che
oggi ci fa apparire come fortemente
problematico il connubio tra Islam e
laicità. Io però non dispero nella
possibilità di recupero di una
dimensione di laicità intesa come la
separazione della sfera religiosa da
quella secolare, e più in generale nella
possibile compatibilità tra l’essere
musulmani e il rispetto dei diritti
fondamentali della persona».

Giornalista e scrittore sull’Islam
Magdi Allam è nato a Il Cairo.
Giornalista e saggista, è
vicedirettore «ad personam» del Corriere della Sera.
Come editorialista e inviato speciale si occupa degli eventi
politici, economici, sociali e culturali dell’area
mediorientale, comprese tematiche trasversali quali
terrorismo, Islam, immigrazione, confronto tra le civiltà e
rapporti Nord-Sud. Laureato in Sociologia all’Università «La
Sapienza» di Roma, vi tiene corsi e seminari sulla cultura e
la società nell’Islam.
Tra i suoi libri: «Bin Laden in Italia»
(2002), «Diario dall’Islam» (2002) e «Kamikaze made in
Europe» (2005), editi da Mondadori

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